Eccomi, puntuale come sempre, a raccontarvi e a descrivervi la città da me visitata di recente in occasione del “ponte” del 2 giugno.
L’idea di recarci a Lecce per visitarla è scaturita per caso e anche perché da tempo sentivo dire che Lecce era una città da scoprire soprattutto per il suo Barocco.
Lecce, gioiello del Salento, forgiato da generazioni di insigni e fantasiosi scalpellini che lavoravano la tenera, bianca, morbida e resistente “pietra leccese” (leccisu), incanta i visitatori con chiese istoriate di angeli e rosoni e con il labirintico centro storico dove ci si perde tra vicoli, piazzette e palazzi ai piedi della colonna di Sant’Oronzo.
Addentrandosi nella città vecchia, attraverso varie porte (Porta San Biagio, Porta Napoli e Porta Rudiae), segnano la strada la Basilica di Santa Croce (capolavoro del barocco leccese, dai colori che cambiano seguendo le ore del giorno e appartenuta all’ordine dei Celestini e imponente costruzione caratterizzata da un grande rosone, una delle più elaborate ed artistiche decorazioni delle chiese italiane),
la Cattedrale del Duomo (il cui aspetto attuale è frutto di una ristrutturazione) con il campanile dove in cima c’è una statua di Sant’Oronzo, la Chiesa del Buon Consiglio o dei Gesuiti (appartenente appunto a quest’ordine), la Chiesa di Sant’Irene (protettrice della città), la Chiesa della Madre di Dio e San Nicolò, nota anche come Chiesa delle Scalze (edificata nel 1631 insieme all’attiguo monastero delle Scalze che, acquistato nel 1903 dalle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, divenne la sede definitiva della casa generalizia e dell’Istituto per sordomuti fondato da San Filippo Smaldone. Nella chiesa riposano le spoglie di San Filippo Smaldone, trasferite dal cimitero cittadino nel 1942) ed ancora tanti...tanti...tanti innumerevoli altri edifici.
Ogni balcone poi in primavera è fiorito: moltissimi gerani e si dice che proprio a Lecce questa pianta sia considerata la “pianta dei cornuti” perchè un tempo, quando le donne dovevano stare in casa, l’unico modo per affacciarsi e civettare con altri uomini era quello di far finta di sistemare questi bellissimi fiori.
Queste ed altre informazioni ci sono state date durante il giro effettuato attraverso il centro storico con il “trenino turistico” dotato di auricolari per ascoltare le spiegazioni che venivano fornite in itinere. E’ stato utile fare questo giro per avere una visione globale di tutta la parte barocca da visitare, in modo tale che nei giorni seguenti abbiamo potuto approfondire maggiormente il tutto percorrendo a piedi l’itinerario seguito in precedenza col trenino.
Tra i monumenti di epoca romana, l’Anfiteatro, nel cuore della Piazza Sant’Oronzo e il Teatro Romano, nascosto nel centro storico.
Testimonianze di due epoche diverse è, invece, l’imponente struttura del Castello Carlo V, il cui mastio è di epoca normanna, mentre i bastioni risalgono al Cinquecento. E proprio a proposito del Castello Carlo V c’è una “chicca” (almeno per me).
Un nuovo museo arricchisce l’offerta culturale della città di Lecce e dell’intera regione.Il museo è ospitato nelle sale del Castello come ”contenitore” di un museo dedicato all‘arte della cartapesta.Lecce ha rappresentato dal Settecento, e ancor più nei secoli successivi, uno dei maggiori centri di produzione della cartapesta nel mondo.Essa si lavorava già nel Rinascimento ed ebbe il suo massimo splendore nell’età del barocco.
Si realizzavano statue sacre o da presepe. Molti dei capolavori migliori, che risalgono al XVII e XVIII secolo, si possono, infatti, ammirare nelle chiese della zona, dove le statue sono fatte in legno rivestito di cartapesta o interamente in cartapesta. Una piccola nota di “campanilismo” è data dal fatto che proprio in questo castello viene riportato che artigiani leccesi hanno imparato “l’arte della cartapesta” da artigiani napoletani. L’arte del sacro in cartapesta, nasce essenzialmente come impegno religioso, visto il fiorire di numerosissime chiese costruite nel Salento in quegli anni. La tecnica di lavorazione, è rimasta immutata attraverso i secoli. Per tradizione, i maestri continuano ad usare materiali poveri e varie sono le botteghe che si incontrano strada facendo che fanno scoprire dal vivo il fascino delle opere artigianali in cartapesta.
Ed ora, prima di proseguire con le immagini, qualche breve cenno (notizie riprese da internet e rielaborate) sul Barocco Salentino.
L’architettura barocca da Roma si diffuse in tutta Italia. Molto originale fu il barocco che si diffuse in Puglia e in particolare nella città di Lecce, che detiene il primato dell’ architettura barocca e per questo detta la Firenze del Sud.
Più che d’architettura si deve parlare di decorazioni; infatti il barocco non riguarda la struttura dell’edificio, ma si sbizzarrisce nell’ornamentazione. Dopo la distruzione della flotta turca a Lepanto nel 1571 ad opera della Santa Alleanza, furono allontanati dai mari, che bagnano le coste salentine, i pericoli di scorrerie piratesche e di nuove invasioni e perciò ci fu, in seguito a questo avvenimento, un notevole incremento economico e un fiorire crescente di nuove costruzioni. Il clero ebbe particolare importanza per lo sviluppo dell’arte barocca. Gli ordini religiosi tra cui i Gesuiti, i Celestini, i Teatini, furono gli artefici, insieme alla nobiltà del posto e alle maestranze, di questo nuovo periodo.
Particolare importanza fu assunta da Luigi Pappacoda, vescovo di Lecce dal 30 maggio 1639 al 17 dicembre 1670.
La ricerca della grandiosità e del fasto porta ad una grande ricchezza di decorazioni e così il barocco a Lecce va scoperto ovunque: nelle innumerevoli chiese e cappelle, nelle dimore gentilizie come nelle abitazioni di edilizia minuta, nelle corti, sulle cornici delle finestre, sulle mensole dei balconi, sulle nicchie con statue in atteggiamenti teatrali, sulle volute, sui mensoloni, sugli stemmi che si rincorrono in tutto il centro storico.
Un carosello di auto ha invaso la citta’, il tutto comunque in maniera abbastanza ordinata e pacata.
Ma ora più che continuare a parlare, meglio guardare le immagini contenute nel video realizzato con le foto scattate.
Un carosello di auto ha invaso la citta’, il tutto comunque in maniera abbastanza ordinata e pacata.
Ma ora più che continuare a parlare, meglio guardare le immagini contenute nel video realizzato con le foto scattate.
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