giovedì 25 febbraio 2010

lunedì 22 febbraio 2010

"LA VITA" di Charlie Chaplin

"La vita" di Charlie Chaplin
Questo video è stato ricavato da un pps (presentazione di un power point) inviatomi da un amico. Ma poichè il blog non accetta power point, l'ho dovuto trasformare in video. Chiedo scusa fin d'ora all'autore del pps, ma spero che piaccia anche a lui.

DECALOGO DELLA TENEREZZA


DECALOGO DELLA TENEREZZA
SII FELICE
estrapolato da un racconto di Bruno Ferrero

Quando pensi che tutto sia perso,
è proprio quello il momento di ricominciare,
raccogli ciò che sei riuscito a creare di buono e portalo con te, il resto lascialo.


Vestiti di un sorriso e di tanta speranza
allena il tuo cuore per le future battaglie
e impara da quelle che tu chiami sconfitte.
Ricorda, c'è un tempo per piangere
e un tempo per sorridere, SEMPRE
se questo è il giorno della tua lacrima
ricordati che domani
si potrà trasformare in sorriso
se tu lo vorrai.

Liberati dai pensieri negativi
allenta il legaccio
che stringe il tuo cuore
e continua a respirare,
vedrai che il suo ritmo
aumenterà con i battiti della tua vita.

Ascolta gli altri, ama e sorridi,
riappropriati di ciò che sei e VOLA,
vola più in alto del sole
e sii felice... perchè è questo che
desidera Dio da te, oggi e sempre...
CHE TU SIA FELICE

domenica 14 febbraio 2010

“SAN VALENTINO – Storia e leggende”


Conoscete la storia e le leggende di San Valentino e l’origine della festa? Ebbene io sapevo solo qualcosa in merito, pertanto mi sono documentata (su internet) e riporto qui alcune notizie per coloro che volessero conoscerle.

LA STORIA DI SAN VALENTINO
L’ origine della festa degli innamorati è il tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano per la fertilità. Per gli antichi Romani il mese di Febbraio era considerato il periodo in cui ci si preparava all’arrivo della primavera, considerata la stagione della rinascita. Si iniziavano i riti della purificazione: le case venivano pulite, vi si spargeva il sale ed una particolare farina. Verso la metà del mese iniziavano le celebrazioni dei Lupercali (Dei che tenevano i lupi lontano dai campi coltivati). Fin dal quarto secolo a.c. i romani pagani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, al dio Lupercus.
I Luperici, l’ordine di sacerdoti addetti a questo culto, si recavano alla grotta in cui, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo e qui compivano i sacrifici propiziatori. Lungo le strade della città veniva sparso il sangue di alcuni animali, come segno di fertilità; ma il vero e proprio rituale consisteva in una specie di lotteria dell’amore. I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un’urna e opportunamente mescolati. Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità, affinché il rito della fertilità fosse concluso. L’anno successivo sarebbe poi ricominciato nuovamente con altre coppie.
I padri precursori della Chiesa, determinati a mettere fine a questa pratica licenziosa, hanno cercato un santo “degli innamorati” per sostituire l’immorale Lupercus. Nel 496 d.c. Papa Gelasio annullò questa festa pagana ed iniziò, così, il culto di San Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima.
San Valentino nato a Terni nell’anno 175 d.c. divenne così il patrono dell’amore e protettore degli innamorati di tutto il mondo. Valentino dedicò la sua vita alla comunità cristiana e alla città di Terni dove infuriavano le persecuzioni contro i seguaci di Gesù. Fu consacrato vescovo della città nel 197 d.c. dal Papa San Feliciano. è considerato il patrono degli innamorati poiché la leggenda narra che egli fu il primo religioso che celebrò l’unione fra un legionario pagano e una giovane cristiana.
La storia di San Valentino ha due finali differenti.
Secondo una versione, quando l’imperatore Aureliano ordinò le persecuzioni contro i cristiani, San Valentino fu imprigionato e flagellato lungo la via Flaminia, lontano dalla città per evitare tumulti e rappresaglie dei fedeli.
Mentre la seconda versione racconta che, nel 270 d.c. il vescovo Valentino, famoso per aver unito in matrimonio un pagano ed una cristiana, fu invitato dall’imperatore pazzo Claudio II che tentò di persuaderlo a convertirsi nuovamente al paganesimo. San Valentino, con dignità, rifiutò di rinunciare alla sua Fede e, imprudentemente, tentò di convertire a sua volta Claudio II al Cristianesimo. Il 24 febbraio 270 d.c. San Valentino fu lapidato e poi decapitato. La storia sostiene, inoltre, che mentre Valentino era in prigione in attesa dell’esecuzione si fosse innamorato della figlia cieca del guardiano, Asterius, e che con la sua fede avesse ridato miracolosamente la vista alla fanciulla. Si racconta che prima di morire Valentino le avesse mandato un messaggio d’addio che si concludeva con ” dal vostro Valentino”. Una frase che nel tempo è diventata sinonimo di Vero Amore.
Le vicende riguardanti San Valentino sono abbastanza confuse, ma intorno alla sua figura aleggiano molte leggende, che riguardano tutte episodi d’amore.
LA LEGGENDA DI SABINO E SERAPIA
Questa leggenda narra di un giovane centurione romano di nome Sabino che, passeggiando per una piazza di Terni, vide una bella ragazza di nome Serapia e se ne innamorò follemente. Sabino chiese ai genitori di Serapia di poterla sposare, ma ricevette un secco rifiuto: Sabino era pagano mentre la famiglia di Serapia era di religione cristiana. Per superare questo ostacolo, la bella Serapia suggerì al suo amato di andare dal loro Vescovo Valentino per avvicinarsi alla religione della sua famiglia e ricevere il battesimo, cosa che lui fece in nome del suo amore. Purtroppo, proprio mentre si preparavano i festeggiamenti per il battesimo di Sabino e per le prossime nozze, Serapia si ammalò di tisi. Valentino fu chiamato al capezzale della ragazza oramai moribonda. Sabino supplicò Valentino affinché non fosse separato dalla sua amata: la vita senza di lei sarebbe stata solo una lunga sofferenza. Valentino battezzò il giovane, ed unì i due in matrimonio e mentre levò le mani in alto per la benedizione, un sonno beatificante avvolse quei due cuori per l’eternità.

LEGGENDA DELLA ROSA DELLA RICONCILIAZIONE
Un giorno San Valentino sentì passare, al di là del suo giardino, due giovani fidanzati che stavano litigando. Decise di andare loro incontro con in mano una magnifica rosa. Regalò la rosa ai due fidanzati e li pregò di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della rosa, facendo attenzione a non pungersi e pregando affinché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore. Qualche tempo dopo la giovane coppia tornò da lui per invocare la benedizione del loro matrimonio. La storia si diffuse e gli abitanti iniziarono ad andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni il 14 di ogni mese. Il 14 di ogni mese diventò così il giorno dedicato alle benedizioni, ma la data è stata ristretta al solo mese di febbraio perché in quel giorno del 273 San Valentino morì.

LA LEGGENDA DEI BAMBINI
San Valentino possedeva un grande giardino pieno di magnifici fiori dove permetteva a tutti i bambini di giocare. Si affacciava sovente dalla sua finestra per sorvegliarli e per rallegrarsi nel vederli giocare. Quando veniva sera, scendeva in giardino e tutti i bambini lo circondavano con affetto ed allegria. Dopo aver dato loro la benedizione regalava a ciascuno di loro un fiore raccomandando di portarlo alle loro mamme: in questo modo otteneva la certezza che sarebbero tornati a casa presto e che avrebbero alimentato il rispetto e l’amore nei confronti dei genitori. Da questa leggenda deriva l’usanza di donare dei piccoli regali alle persone a cui vogliamo bene.

LA LEGGENDA DEI COLOMBINI
Il sacerdote Valentino possedeva un grande giardino che, nelle ore libere dall’apostolato, coltivava con le proprie mani. Tutti i giorni permetteva ai bambini di giocare nel suo giardino, raccomandando loro che non facessero danni, perché poi la sera avrebbe egli regalato a ciascuno un fiore da portare a casa. Un giorno, però, vennero dei soldati e imprigionarono Valentino perché il re lo aveva condannato al carcere a vita. I bambini piansero tanto. Valentino, stando in carcere pensava a loro e al fatto che non avrebbero più avuto un luogo sicuro dove giocare. Ci pensò il Signore. Fece fuggire dalla gabbia del distratto custode due dei piccioni viaggiatori che Valentino teneva in giardino. Questi piccioni, guidati da un misterioso istinto, trovarono il carcere dove stava chiuso il loro santo padrone. Si posarono sulle sbarre della sua finestra e presero a tubare fortemente. Valentino li riconobbe, li prese e li accarezzò. Poi legò al collo di uno un sacchetto a forma di cuoricino con dentro un biglietto ed al collo dell’altro legò una chiavetta. Quando i due piccioni fecero ritorno furono accolti con grande gioia. Le persone si accorsero di quello che portavano e riconobbero subito la chiavetta: era quella del giardino di Valentino. I bambini ed i loro familiari si trovavano fuori del giardino quando il custode lesse il contenuto del bigliettino. C’era scritto:”A tutti i bambini che amo…dal vostro Valentino”.

Ed ora vediamo com’è nata la Festa di San Valentino
Un paio di secoli dopo la morte di Valentino, nel 496, papa Gelasio I decise di sostituire alla festività pagana della fertilità (i lupercalia dedicati al dio Luperco) una festa ispirata al messaggio d’amore diffuso dal Santo di Terni: San Valentino.
Secondo altre fonti invece sembra che il titolo di “patrono degli innamorati” gli sia stato attribuito nel Medioevo poichè si riteneva che il 14 febbraio, giorno della sua festa, gli uccelli iniziassero a nidificare segnando il risveglio della natura e dunque dell’amore.
Ogni anno il giorno 14 febbraio, anche se la festa non è evidenziata di rosso sul calendario, si festeggiano gli innamorati, in tutta Italia e nei paesi Anglosassoni, dove il culto del Santo dell’Amore si è affermato assai rapidamente. Poiché la leggenda narra anche dell’abitudine di San Valentino di regalare ai ragazzi ed alle ragazze che attraversavano il suo giardino qualche fiore, è nata l’usanza di scambiarsi, fra innamorati, in questo giorno bigliettini, fiori e dolci.
Certo non è facile pensare ad un regalo per il proprio Valentino o la propria Valentina, anche perché si cerca sempre qualche cosa di originale, qualche cosa che esprima l’amore che si prova.
Che cosa di meglio quindi di una vacanza, anche se breve, in una località romantica, in un posto in cui tutti i sensi siano coinvolti?
Si possono fare lunghe passeggiate sulla spiaggia stando teneramente abbracciati; si può respirare l’odore del mare portato dal vento e sentire lo stridio dei gabbiani; si può gustare una cenetta a lume di candela in un ristorante vicino al porto, ascoltando il rumore delle onde e della risacca. Naturalmente non può mancare un bellissimo mazzo di rose rosse, con il quale accogliere la propria innamorata per vedere la gioia nei suoi occhi.



…E per finire un “video” da me creato.
Spero vi piaccia la colonna sonora.
Buona visione!






lunedì 8 febbraio 2010

“Viva viva il Carnevale, con il pepe e con il sale, la tristezza manda via e ci porta l’allegria!!!”

Siamo arrivati al periodo “clou” del Carnevale (ultima settimana) e, pertanto, vi propongo un video in cui vi auguro un fantastico CARNEVALE e vi invito, tutti in allegria, a BALLARE al suono di questo ritmo frenetico!!!!


….Ed ora (mi riferisco a coloro che come me non hanno più l'età per queste cose) mettetevi seduti, riprendete fiato e leggete alcune notizie sull’origine del Carnevale e su alcune delle principali maschere italiane!!! (notizie riprese dalla rete)



La parola deriva forse dal latino carrus navalis o dal latino tardo carnem levare, togliere la carne dalla dieta (in osservazione al divieto cattolico di mangiare carne durante la Quaresima); dal latino medievale carnem laxare, lasciare la carne, derivò anche la forma “carnasciale”, da cui il termine letterario quattrocentesco CANTI CARNEVALESCHI O CARNASCIALESCHI (”Canzone di Bacco” di Lorenzo il Magnifico – “Quant’è bella giovinezza che si fugge tutta via, del doman non v’è certezza…….”)
Pur non avendo il carnevale nessun collegamento con la liturgia cristiana, essendo un residuo di istituzioni pagane, tradizionalmente, coincide con i giorni precedenti alla Quaresima.
Quando Comincia e quando finisce
Secondo un proverbio bergamasco “Dopo Natale è subito Carnevale”. L’inizio del periodo del Carnevale varia da regione a regione. In alcune, appena dopo l’Epifania, in altre dopo la Candelora del 2 febbraio e più frequentemente dopo Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio. La fine invece, è sancita dalla data del martedì grasso, calcolata in base alla quaresima, che varia ogni anno secondo la Pasqua. La regola che fissa la data della Pasqua cristiana fu stabilita nel 325 dal Concilio di Nicea: la Pasqua cade la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera (21 marzo). Di conseguenza essa è sempre compresa nel periodo dal 22 marzo al 25 aprile.
I festeggiamenti hanno origine molto remota e si ricollegano ad antichi riti pagani. Una forma di Carnevale esisteva nella Roma pagana: era la festa di Saturno. Per l’occasione venivano organizzati cortei al suono di strumenti molto rumorosi, con la partecipazione del popolo che si riversava nelle strade e nelle campagne e si ingozzava a più non posso di cibi e di vino. La maschera, attualmente segno di beffa, di trasgressione e di divertimento, nella civiltà precristiana, era considerata strumento atto a conferire a chi la indossava un potere sovrannaturale o la forza degli animali sacri. Solo in seguito all’ avvento del Cristianesimo i riti del Carnevale persero l’ originario carattere magico-rituale per diventare semplice occasione di divertimento popolare e simbolica affermazione dell’ ordine del mondo. Durante il Medioevo e il Rinascimento i festeggiamenti in occasione del Carnevale furono introdotti anche nelle corti europee ed assunsero forme più raffinate, legate anche al teatro, alla danza e alla musica. Il desiderio di far baldoria almeno una volta l’anno è sempre stato vivo nell’uomo, e così, a poco a poco, sia pure senza gli eccessi di prima, il Carnevale rifiorì.




ARLECCHINO: BergamoNato nella Bergamo bassa, Arlecchino mostra scarso intelletto ed è sciocco e credulone. Lo ritroviamo sempre nelle vesti del servo umile e del facchino. E’ una maschera acrobatica, dalla gestualità complessa: la sua parlata bergamasca è molto più complessa di quella di Brighella, in quanto arricchita da espressioni in altri dialetti.
BALANZONE: BolognaIl dottor Balanzone rappresenta il personaggio comico di un “dottore” soltanto di nome, a volte medico, a volte notaio. E’ una maschera presuntuosa, superba, amante di sproloqui, lunghe “prediche” con citazioni in latino quasi sempre fuori posto: quando comincia a parlare è quasi impossibile interromperlo e quando viene chiamato in causa sfoggia le sue dotte “cognizioni” di latino. Una delle caratteristiche del dottore è la sua obesità.
BRIGHELLA: Bergamo
E’ la maschera di un servo astuto, ingegnoso, che sa aiutare ma anche ingannare il padrone. Non ha scrupoli e si adatta a qualsiasi lavoro: può essere oste, soldato, primo servitore o ladro patentato, è il servo furbo della commedia dell’arte. Questa maschera è nata nella Bergamo alta e si distingue dal servo sciocco e cialtrone della Bergamo bassa. La sua parlata è in dialetto bergamasco ma con singolari accentazioni che rendono spiritoso il suo modo di parlare.

COLOMBINA: VeneziaServetta veneziana, è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui non pare deciso a sposarla. E’ vivace, graziosa, bugiarda e parla veneziano. E’ molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa, e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su imbrogli. Colombina schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto.
GIANDUIA: TorinoSi muove con eleganza, agitando il suo caratteristico codino rivolto all’insù. Ama lo scherzo ed i piaceri della vita. Gianduia ha finezza di cervello e lingua arguta che adopera per mettere in ridicolo i suoi avversari. E’ un tipo pacifico e non cerca la rissa, né ama complicarsi la vita, ma non rinuncia al suo senso di schiettezza che fanno parte del suo carattere piemontese, gentile ma sincero. La sua generosità d’animo e l’innato senso di giustizia lo hanno sempre spinto dalla parte dei deboli e degli oppressi.MENEGHINO: Milano
Impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. E’ abile nel deridere i difetti degli aristocratici. Meneghino é la tipica maschera dei milanesi e come loro è generoso, sbrigativo e non sa mai stare senza far nulla. Ama la buona tavola. Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, cappello a forma di tricorno sopra una parrucca con un codino stretto da un nastro, ancora oggi, assieme alla moglie Checca, trionfa nei carnevali milanesi.
PANTALONE: VeneziaPantalone è un vecchio mercante, spesso ricco e stimato anche dalla nobiltà, mentre altre volte è un vecchio mercante in rovina. E’ un vecchio del tutto particolare perchè nonostante l’età è capace di fare le sue “avances” amorose che non si concludono mai in modo positivo. E’ un uomo di grande vitalità negli affari, al punto di sacrificare la felicità dei figli e l’armonia familiare pur di combinare qualche matrimonio vantaggioso.
PEPPE NAPPA: SiciliaPeppe Nappa presenta più di un’affinità con il Pierrot francese, sia per il costume che indossa che per alcuni aspetti caratteriali. Rappresenta un siciliano fannullone, intorpidito da un sonno perenne che lo costringe a sbadigliare continuamente. E’ il pigro servitore di un padrone che può essere un commerciante, un innamorato, o un vecchio barone. In realtà non svolge il suo lavoro in modo efficiente, anzi passa dal sonno,alla ricerca di cibo,aiutato da un fiuto infallibile, per tornare poi al suo mondo di sogni.
PULCINELLA: Napoli
Pulcinella è un servitore sciocco e chiacchierone. Assume personalità contraddittorie: può essere infatti tonto o astuto, coraggioso o vigliacco. E’ la personificazione del dolce far niente. Ha sempre fame e sete, il suo piatto preferito sono i maccheroni al sugo. Ha una gestualità vivacissima, tipica dei napoletani.

RUGANTINO: RomaRugantino è fanfarone e contaballe e rischia spesso di pagare di persona. E’ disposto a prenderne fino a restare tramortito pur di avere l’ultima parola. Rappresentò il tipo di popolano violento ma generoso, vero e proprio antenato del moderno bullo di periferia sempre pronto a sbeffeggiare il potere costituito e a difendere coloro che la miseria finisce col porre fuori legge. Il suo nome deriva da ” rugare” cioé brontolare, borbottare, come una pentola d’acqua che ribolle.