Gli esseri viventi
entrano in contatto e comunicano con i loro simili. Ciò avviene in diversi
modi: le formiche, ad esempio, secernono un liquido odoroso per segnalare alle
loro compagne il cammino da seguire per trovare il cibo; i cani muovono la coda
in modo diverso per segnalare gioia, minaccia, paura o altro; alcune farfalle
espongono minacciose macchie nere e forma di occhio sullle ali….ecc
Gli uomini
comunicano usando diversi linguaggi, da quello verbale con le parole (scritte e
parlate) a quello non verbale con gesti, espressioni del viso, immagini, suoni
ecc. Ma affinchè la comunicazione avvenga, è necessario che il codice sia
conosciuto sia dall’emittente del messaggio che dal ricevente. E’ come parlare
in italiano con uno straniero che non conosce la lingua e viceversa, oppure
parlare con un sordo usando le parole e non i gesti. Gia’ usando parole
appartenenti alla stessa lingua a volte non ci si comprende, figuriamoci usando
un codice totalmente diverso.
Ecco che si hanno i
problemi …..di comunicazione.
Quando si usa, ad
esempio, un codice visivo, fatto di immagini e il significato delle immagini non
sempre è chiaro, si possono generare equivoci.
A tal proposito
esiste una pagina divertente estrapolata da un libro di Achille Campanile
“In campagna è un’altra
cosa” (riportata in un libro di testo per la classe 3^ della scuola
primaria)che, seppure in chiave ironica e divertente, dà un saggio di quello che
potrebbe accadere quando non si è a conoscenza del codice usato dal referente
del messaggio. Questa pagina, la sottoponevo sempre ai miei alunni quando
parlavamo di comunicazione ed è sempre stata una pagina esilarante, ma al
contempo chiarificatoria dell’importanza di usare lo stesso codice per potersi
capire.
La propongo anche a
voi.
Ecco come nacque
l'idea di scrivere una lettera e che cosa scrisse, ai tempi dell’antico Egitto,
il giovane Ramesse alla fanciulla dei suoi sogni e come lei interpretò il
messaggio.
Dolce era la sera
sulle rive del sacro Nilo. I colori del tramonto indugiavano sulle acque, che si
vedevano scintillare e tremolar fra le palme, dietro il tempio di Anubi. Si levò
un sommesso canto di sacerdoti. Poi tutto tacque.
Ramesse passeggiava
pensieroso e la solitudine del luogo, che pareva fatto per i convegni d'amore,
aumentava la sua tristezza.
Coppie scivolavano
tra le ombre, poco lontano. Egli soltanto non aveva una compagna.
Qui l'aveva vista la
prima volta, qualche giorno prima e qui tornava ogni sera in amoroso
pellegrinaggio, con la speranza d'incontrarla di nuovo e palesarle l'amor
suo.
Ma la ragazza non
s'era rivista.
"L'amo", diceva a se
stesso il giovine egizio "l'amo appassionatamente. Ma come farglielo sapere?
Ecco, le scriverò una lettera".
Corse a casa, si
fece portate un papiro e s'accinse a buttar giù la dichiarazione d'amore,
imprecando contro lo strano modo di scrivere degli egizi, che obbligava lui,
poco forte in disegno, a esprimersi per mezzo di pupazzetti.
"Vedo con piacere
che ti sei dato alla pittura" gli disse il padre, quando lo vide
all'opera.
"No, sto scrivendo
una lettera", spiegò Ramesse.
E si mise al lavoro
pieno di buona volontà.
LA LETTERA DI
RAMESSE da
"In campagna è un'altra cosa" di Achille Campanile
"Le dirò" fece:
"Soave fanciulla...".
(E disegnò alla meno
peggio una fanciulla cercando di darle un'aria quanto più fosse possibile
soave).
...dal primo istante
in cui vi ho vista...
(Cercò di disegnare
un occhio aperto e appassionato).
... il mio pensiero
vola a voi...
(Come esprimere
questo concetto poetico? Ecco: tracciò sul papiro un uccello).
...Se non siete
insensibile ai miei dardi d'amore...
(E disegnò una
freccia scagliata).
... trovatevi fra
sette mesi...
(Sette piccole lune
s'allinearono sul papiro).
...lì dove il sacro
Nilo fa un gomito...
(Questo era molto
facile: all'inamorato bastò tracciare un fiumicello a zig-zag).
..e precisamente
vicino al tempio di Anubi...
(Anche questo era
piuttosto facile, l'immagine del dio dal corpo d'uomo e dalla testa di cane
essendo nota a tutti).
.. perché possa
esternarvi i sensi di una rispettosa ammirazione...
(Disegnò se stesso
che s'inginocchiava).
...Mi creda, con
perfetta osservanza, eccetera, eccetera.
Terminata l'improba
fatica il giovine e intraprendente egizio consegnò la lettera al
servitore:
"Portala alla figlia
di Psammetico" disse. "E' urgente".
"Oh", fece il
vecchio analfabeta "che grazioso cannocchiale!".
"E' un papiro,
asino. C'è risposta".
Dopo poco, la soave
figlia di Psammetico decifrava i disegni non troppo riusciti del giovine
Ramesse, dando ad essi la seguente interpretazione:
Detestabile
zoppa...
...ho mangiato un
uovo al tegamino...
...voi siete un'oca
perfetta...
...ma, nel fisico,
somigliate piuttosto a una lisca di pesce...
...Vi piglierò a
sassate...
...Siete un ignobile
vermiciattolo...
...e avete bisogno
della protezione di Anubi...
("Mascalzone!" pensò
la fanciulla. "Anubi è il protettore delle mummie!").
...Ora smetto perché
debbo pulirmi le scarpe.
Saluti, eccetera,
eccetera.
"Grandissimo
vigliacco" strillò la ragazza. "Ora ti accomodo io!".
Prese lo stilo e
sotto la stessa lettera scrisse:
Se io sono un
'oca...
...ma non mai una
mummia...
...lei è un
beccaccione...
...e io la prenderò
a pugni.
Frase che ottenne
disegnando con grande perizia un'oca, Anubi cancellato, un animale cornuto e un
pugno chiuso.
Restituì la lettera
al servitore di Ramesse, che tornò dal padrone.
Figurarsi la gioia
di questi, quando credé di decifrare - sempre per la sua scarsa pratica di
disegno - come segue i geroglifici della ragazza:
Anche il mio pensiero vola
costantemente a voi...
...ma ritengo che
non è prudente vedersi presso il tempio di Anubi;
...piuttosto; un
buon posticino tranquillo credo si possa trovare nei paraggi del tempio del bue
Api...
...dove vi concederò
la mia mano.
Quindi in conclusione, usare
lo stesso codice x la comunicazione è importantissimo, ma spesso è ancor più
importante , nell'ambito dello stesso codice, saperlo interpretare. Molto
spesso avvengono incomprensioni e quindi si ha "incomunicabilita'" anche usando
il CODICE VERBALE (quello con le parole) perchè talune volte succede che una
parola venga usata male o compresa male e si genera così il fraintendimento
nella migliore delle ipotesi.