PUR ESSENDO NAPOLETANA E PUR CONOSCENDO MOLTI DETTI, DI ALCUNI NON CONOSCO L'ORIGINE ED IL PERCHE' SI DICA IN TAL MODO, PER CUI OGNI TANTO VADO A CURIOSARE SULLA RETE PER APPROFONDIRE QUESTI MODI DI DIRE.
OGGI 4 MAGGIO MI E' VENUTA IN MENTE L'ESPRESSIONE " 'O 4 E MAGGIO" E QUINDI SONO ANDATA A DOCUMENTARMI.
SAPEVO CHE SI INTENDEVA "LO SFRATTO" ED IL CONSEGUENTE CAMBIO DI CASA, MA NON SAPEVO IL PERCHE'.
QUINDI POSTO QUI QUESTA MIA RICERCA A BENEFICIO DI COLORO CHE NON LO SANNO COME ME.
La STORIA
Un tempo, a Napoli, precisamente il quattro di maggio, le famiglie partenopee che conducevano in fitto le case, usualmente traslocavano, mutando abitazione.
Successivamente, con l’espressione “fa ‘o quatte ‘e maggio”, si giunse a significare: dismettere qualsiasi comportamento o applicazione, per proseguirne altre diverse o simili.
La medesima espressione, ancora oggi, è d’uso comune anche per indicare situazioni di confusione, chiasso, frastuono, proprio come avveniva durante i traslochi. Immaginate la frenesia che c’era per le vie della città, dallo strepitare della gente al fragoroso e caotico spostamento di mobili e suppellettili, fino al rumore dei carretti (“sciaraballe”); il modo di dire rende veramente l’idea!
In realtà tutto comincia da una delle più antiche tradizioni baresi che è quella di cambiare abitazione il 10 agosto, tradizione che è andata pian piano scemando a causa delle proteste dei facchini costretti al duro lavoro dei traslochi, reso ancor più duro dal gran caldo. Ma torniamo a Napoli.
Nel dicembre del 1587 don Giovanni Zunica, conte di Miranda, vicerè del Regno per Filippo II, pubblicò una prammatica con la quale l’uso di sloggiare nella metà di agosto veniva mutato al 1° di maggio soltanto nella città di Napoli, suoi borghi e casali. Ma il vicerè non aveva tenuto conto della prammatica dell’aprile 1556 nella quale erano elencati i giorni considerati festivi. Fra questi al 1° maggio figuravano i Santi Filippo e Giacomo ai quali i napoletani erano devoti e legati ad una tradizionale festa con processione, per cui iniziarono a traslocare come e quando gli faceva più comodo. Ancora più distratto del conte di Miranda fu il successore: Don Giovanni Pimentel d’Herrera che nella sua prammatica dimenticò di indicare quale giorno dell’anno doveva sostituire il 1° maggio.
Nuovo vicerè nuova ordinanza. Nel 1611 Pedro Fernandez de Castro conte di Lemos, stabilì definitivamente che traslochi e sfratti si tenessero il quattro di maggio, giornata inoltre di pagamento del canone mensile di locazione (detto in napoletano “mesata” o più esattamente “pesone” = pigione), e poiché la prammatica voleva che si eseguisse “sotto pena a nostro arbitrio riservata” i Napoletani si affrettarono ad uniformarsi forse perché in quella frase era da comprendere pure la pena di morte, anche se sembri assurdo che per un’inosservanza del genere potesse essere applicata.