domenica 4 ottobre 2009

ALLA SCOPERTA DEL ...BAROCCO SICILIANO

In Sicilia c’ero già stata anni fa: una volta a Palermo (partendo da Napoli sempre in nave) e un’altra volta dalla Calabria (Tropea) dove sono andata in vacanza per diversi anni. In una di queste vacanze pensammo di recarci per qualche giorno anche in Sicilia e precisamente a Messina, Taormina e Catania. Adesso, a distanza di parecchi anni abbiamo deciso di andare a visitare un’altra zona della Sicilia e precisamente Noto, Siracusa, Ragusa e dintorni. Ci siamo imbarcati a Napoli, la sera di venerdì 11 settembre, alla volta di Catania per imbarcarci di nuovo per il ritorno la sera di martedì 16 settembre. Trascorrere la notte sulla nave, in cabina, è stata una esperienza diversa, perché la prima volta avevamo fatto il viaggio di giorno. Ma torniamo al viaggio….da Catania abbiamo raggiunto la cittadina di Noto, dove avevamo prenotato l’albergo con l’intenzione poi di spostarci nei dintorni. E così è stato!!!NOTO: Cittadina barocca, chiamata anche “città di pietra” così come fu definita dal critico d’arte Cesare Brandi, verso la fine degli anni ’70. La nuova Noto fu costruita sul colle Meti, a circa 8 Miglia dalla preesistente città millenaria distrutta dal terribile terremoto del 1693. Architetti e scalpellini realizzarono nel tenero calcare color miele splendide chiese e maestosi palazzi nobiliari e sfruttarono la pendenza naturale del colle per ottenere effetti teatrali. Il territorio di Noto è di significativa importanza a livello naturalistico tanto che comprende ben due Riserve Naturali che, insieme alle caratteristiche storiche, hanno permesso alla città di far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Una di esse è “La Riserva Naturale Orientata - Oasi faunistica di Vendicari, che ho anche visitato. Costituita da una stretta striscia di terra lungo la fascia costiera che va da Noto a Pachino, la Riserva Naturale di Vendicari è una vera e propria oasi di pace e ristoro per molte specie di uccelli, ma anche per l’uomo stanco del caos della città. La vegetazione sommersa, la microfauna, le particolari condizioni di salinità fanno di questi luoghi un’area prediletta dall’avifauna migratoria. La riserva di Vendicari è considerata, infatti, “l’albergo degli uccelli”.
Un cospicuo patrimonio artistico ha permesso a Noto di essere denominata la “Capitale del Barocco”.
Per quanto riguarda le bellezze da visitare ho cercato di fotografare i posti più belli e ho messo le foto raccolte in un video che dopo guarderete.
La più maestosa e movimentata piazza di Noto è senza dubbio Piazza del Municipio, delimitata da un lato dalla Cattedrale e dall’altro dal Palazzo Ducezio. Questa piazza, come altre, si apre lungo il corso Vittorio Emanuele, sede di molte chiese importanti e palazzi signorili altrettanto importanti.
La Cattedrale, la cui maestosa costruzione, iniziata nei primi del ‘700, è stata terminata nel 1776 e rimaneggiata nei secoli successivi. Nel 1996, purtroppo, il cedimento di uno dei pilastri causò il crollo della navata centrale, di quella destra, del transetto destro, dell’arco trionfale e, per ultima, della splendida cupola. Non ci furono vittime, ma uno dei monumenti religiosi più belli di Noto fu completamente deturpato fino al giugno 2007 quando ebbero termine i lavori di restauro (furono usati gli stessi materiali usati nel ‘700 e tecniche antisismiche per renderla più sicura )e la chiesa fu riaperta al pubblico.
Palazzo Ducezio, oggi elegante sede municipale, fu eretto intorno alla metà del XVIII secolo ed è cinto su tre lati da un porticato classicheggiante dalla linea curva, un trionfo di colonne sormontato da una balaustra con colonnine. Il piano superiore fu aggiunto intorno agli anni ’50.
Il palazzo è in stile neoclassico e, durante il periodo in cui Noto era sede di grandi casati nobiliari e cardinalizi, fu il palazzo dove si ricevevano le delegazioni estere. Per questo motivo al suo interno ha un salone di rappresentanza chiamato “Sala degli Specchi”, in stile luigi XV, ricco di ori e stucchi.
Sempre lungo questa strada, Corso Vittorio Emanuele, si apre un’altra piazza , piazza XVI Maggio, dove compare, sul lato sinistro, l’elegante costruzione del Teatro Comunale intitolato a Vittorio Emanuele III inaugurato nel 1870.
Dopo il terremoto del 1693, che distrusse la vecchia Noto, la città venne ricostruita in tempi record, ma mancava un teatro per soddisfare le esigenze culturali ed artistiche dei cittadini. L’edificio, un saggio architettonico della Noto neoclassica, è opera di artisti netini (così si chiamano gli abitanti…l’ho scoperto sul posto).
La facciata, che si sviluppa su due piani con finestre, presenta sul prospetto la statua di Euterpe, musa della lirica e altre statue simboliche di stile liberty. All’interno un’ampia sala che include tre ordini di palchi e una piccola galleria. Il teatro è tuttora attivo e luogo di rappresentazioni.
Sul lato destro di Corso Vittorio Emanuele si trova Palazzo Nicolaci da cui prende nome la via che lo costeggia. E’ una abitazione nobiliare di grande prestigio risalente ai primi del ‘700. Presenta delle particolarissime mensole con figure grottesche di sirene, centauri, ippogrifi che sorreggono i balconi barocchi in ferro battuto. Dal portone principale si accede al cortile interno verso il quale sono rivolte tutte le sale dell’edificio e dal quale sale la scala che porta agli appartamenti tutti affrescati e con pavimenti maiolicati. Da vedere il “Salone Rosso” o “Salone delle Feste” con un soffitto riccamente decorato con un affresco raffigurante “Il carro del Dio Apollo”.
Ogni anno, la terza domenica di maggio, in via Nicolaci, viene allestita da artisti locali “L’infiorata del saluto alla Primavera”. E’ un bellissimo tappeto policromo di fiori con disegni di ispirazione religiosa o mitologica.
Il tappeto blu sul quale poggiano i fiori per le magnifiche creazioni, nei giorni in cui ci sono stata io, era ancora presente, come potrete vedere dalla foto del video.
Il Corso Vittorio Emanuele ha inizio all’Arco di Porta Reale, adiacente alla bella Villa Comunale detta anche “La Flora” per la ricchezza botanica dei suoi giardini. Fra le molte specie arboree sono disposti anche i busti dei personaggi illustri nativi della zona, una splendida fontana e due caratteristici chioschetti in stile liberty i cui tavolini, in diverse sere, abbiamo occupato gustando specialità del luogo (cassatine, cannoli, granite, latte di mandorla fatto con mandorle di Avola).
Porta Reale, l’arco di trionfo, fu costruito nel 1838 quando Ferdinando II di Borbone si recò in visita a Noto.
Il materiale con cui fu costruita la Porta è lo stesso di tutti gli altri Monumenti di Noto: una pietra locale di origine calcarea bianco-rosata che al tramonto assume una brillante colorazione dorata da sembrare illuminata.
Oltre alla Cattedrale esiste un numero considerevole di altre chiese, tutte molto artistiche e quasi tutte situate sul Corso Vittorio Emanuele o nelle immediate vicinanze: la chiesa di San Francesco, la chiesa di Santa Chiara, la Basilica del SS. Salvatore, la chiesa di San Carlo, la chiesa di San Domenico, la chiesa del Carmine.
A pochissimi chilometri dalla cittadina si trova una antica VILLA detta DEL TELLARO, così chiamata perché in prossimità del fiume omonimo.
Venuta alla luce nel corso di alcuni scavi effettuati nel 1971 in prossimità del fiume Tellaro e risalente al IV sec. d.c., essa fu distrutta da un incendio, forse in seguito alla calata dei barbari. Sullo strato di macerie e cenere, venne costruita, nel 1700, una masseria che seppellì lo splendido lavoro a mosaico. La villa si sviluppa intorno ad un gran peristilio quadrato circondato da un portico su cui si affacciano vari ambienti con straordinari pavimenti a mosaico di una cromaticità molto intensa.
SIRACUSA: Sia geograficamente che storicamente Siracusa si divide in due aree distinte: da un lato l’isola dell’Ortigia, che ospitò i primi insediamenti umani e sulla quale si rintracciano le pagine più antiche della storia siracusana, dall’altro la città moderna, con la sua ricchezza architettonica, artistica, culturale.
L’Ortigia, collegata alla terraferma dal Ponte Umbertino, si presenta come la zona più caratteristica di Siracusa sia per la sua bellezza naturale sia per la ricchezza architettonica che le vicende storiche hanno permesso di conservare sulla sua area.
Dalla Fonte Aretusa, situata all’Ortigia, si segue il percorso del lungomare Alfeo o della via del Castello Maniace e, superata la Piazza Federico di Svevia, si raggiunge il castello. La fortezza, che deve il suo nome al capitano bizantino Giorgio Maniace, fu costruita per volere dell’imperatore svevo Federico II e rivestì varie funzioni: di residenza reale, di prigione, di caserma. A pianta quadrata, e munito agli angoli di quattro possenti torri difensive cilindriche che davano accesso al terrazzamento superiore, l’edificio è separato dalla terraferma da un ampio fossato.
La Fonte Aretusa costituisce uno dei luoghi più celebrati e visitati dell’isola di Ortigia e di Siracusa. Il bacino è coronato da un’ampia terrazza sopraelevata che si affaccia sul panorama dell’insenatura del Porto Grande offrendo una veduta indimenticabile. Di origini antichissime (la cita già Cicerone), la Fonte Aretusa è in qualche modo il simbolo del forte legame tra Siracusa e il mondo greco, collegandosi direttamente al mito di Aretusa e Alfeo. Il racconto mitologico, particolarmente noto perché narrato dal poeta latino Ovidio, narra che la ninfa Aretusa fu trasformata da Artemide in una fonte per sfuggire agli amori di Alfeo, il quale, però, invece di darsi per vinto, inseguì la bella ninfa dalla Grecia fino a Siracusa, dove scaturì sotto forma di fiume per unirsi a lei con le proprie acque.
Edificato nella parte più alta di Ortigia, il Duomo di Siracusa sorge sui resti dell’antico tempio dorico dedicato ad Athena, fatto costruire nel V secolo a.c. dal tiranno Gelone.
Divenuto cattedrale ai tempi del vescovo Zosimo, il Duomo di Siracusa e’ frutto di una sovrapposizione di stili avvenuta nel corso del secoli. L’interno e’ a tre navate; lungo la navata di destra si aprono alcune cappelle: quella del Battistero, quella di Santa Lucia, dove si conserva la statua della santa patrona della citta’, la cappella del Sacramento, la cappella del Crocefisso, con una tavola raffigurante San Zosimo. Nel presbiterio si trova l’altare barocco opera di Giovanni Vermezio (1659), la cui mensa e’ un monolite proveniente dal tempio di Atena. Il pavimento policromo e’ del XV secolo, mentre il campanile fu edificato nel secolo successivo. Dopo il sisma del 1693 la facciata venne riprogettata da Andrea Palma.
Un’altra parte della città di Siracusa da visitare è il Parco archeologico della Neapolis e il Teatro greco, realizzato tra il 1952 e il 1955. Esso riunisce i principali monumenti greci e romani ed è diviso in due sezioni: da una parte l’anfiteatro romano e l’ara di Ierone, mentre dall’altra il teatro greco, il Santuario di Apollo, le latomie del Paradiso. Ancora da vedere è la grotta del Ninfeo , l’orecchio di Dionisio, la grotta dei Cordari e la presunta tomba di Archimede.
Il viaggio prosegue alla volta di un piccolo angolo di Sicilia, CAVA D’ISPICA, affascinante e misteriosa vallata dell’illustre città della contea di Modica.


Tra le pagine della storia di luoghi che affondano le proprie radici lontano nei millenni, c’è quella del vecchio Mulino ad acqua - Museo “Cavallo D ‘Ispica”.
Qui sembra che il tempo, infrangendo per una volta l’eterna regola del “panta rei” (tutto passa), si sia fermato in uno spaccato di vita comune, con la capacità quasi paradossale di unire modi e costumi diversi, figli di secoli vicini, ma al tempo stesso lontani di parecchie generazioni.
E’ la storia di una famiglia ma anche quella di un’epoca che conserva gelosamente, ancora oggi, valori e tradizioni, dentro oasi di ambienti di vita sfuggite alle metamorfosi dei tempi.
Il Mulino ad acqua - Museo “Cavallo D’Ispica” non è soltanto un suggestivo mulino ad acqua, né solo un museo; è un quadretto di vita familiare e sociale, rubato al treno del progresso che corre veloce, spesso facendo macerie del proprio passato. Qui si raccontano non a parole, ma vestendo gli stessi abiti vecchi di tre secoli, sentimenti, fatiche, vecchi mestieri, realtà dove l’ingegnosità e l’operosità dell’uomo gridavano forte la propria voce.
L’abitacolo del mugnaio, l’angolo degli attrezzi, la lavanderia, la stalla ed il fienile, la botte e le cascate, la camera dell’acqua, la stanza delle macine, sono tutti ambienti che repertano nel grande libro della storia, la fotografia di un passato in cui si colgono sentimenti ed emozioni tra le regole di vecchie leggi di vita.
RAGUSA IBLA: costituisce con i suoi ricordi medioevali e gli eleganti palazzi barocchi un quartiere di Ragusa, ricchissimo di fascino e di storia.
Le sue origini risalgono al primo periodo siculo e sembra che sia con molta probabilità l’erede di Hybla Haerea, un aggregato di villaggi siculi che venne in contatto con le popolazioni greche e romane e che raggiunse una certa importanza nel periodo bizantino, quando la città fu munita di un castello.
Molto importante da visitare è il duomo di San Giorgio che si erge maestoso nel cuore di Ragusa Ibla.
Antica chiesa madre della città prima del 1693, sorgeva all’estremità est dell’abitato, nei pressi dell’attuale Giardino Ibleo, dove si trova ancora il grande portale quattrocentesco, di stile gotico-catalano, unica vestigia rimasta dell’antico tempio. (Portale di San Giorgio)
La chiesa fu gravemente danneggiata dal terremoto e restarono in piedi parte della facciata, alcune cappelle e parte della Cappella Maggiore, per cui venne costruito un ampio locale adiacente alla navata sinistra del vecchio tempio, in cui poter svolgere le funzioni. Nel secondo quarto del secolo XVIII, si decise di trasferire la chiesa nel sito della vecchia chiesa di S. Nicola, che fino al secolo XVI era stata la parrocchia dei fedeli di rito greco e successivamente, passata al rito latino, era divenuta “chiesa sacramentale” di S. Giorgio.
Inoltre caratteristico è il giro che si fa con il trenino itinerante, a bordo del quale c’è anche una guida. Esso attraversa le strette stradine del centro, da dove si possono ammirare sia il panorama che i luoghi più reconditi, ma altrettanto caratteristici.

Eccoci alla fine del viaggio e purtroppo si torna a casa, ma con un ”qualcosa in più”, sia culturalmente, sia interiormente, sia emotivamente. L’arricchimento deriva dall’aver potuto godere della vista di così tanti bei luoghi; tutto ciò, quindi, fa bene allo spirito e alla mente.
Qui sotto c’è un video in cui ho cercato di raccogliere, attraverso foto da me scattate, i diversi luoghi sopra descritti.
Alcune notizie del testo, quelle più specifiche, sono state attinte dalla guida (che sempre compriamo quando visitiamo un posto nuovo) e rielaborate.
Grazie, buona visione e buon viaggio…..virtuale!!!!!