martedì 17 febbraio 2009

ALLA SCOPERTA DELLE PICCOLE "PERLE D'ITALIA"

Vorrei conoscere altri comuni d'Italia poco noti e lancio una ricerca collettiva. Chi vive in paesini non conosciuti da tutti può inviarmi le foto ed alcune notizie relative, a questo indirizzo: rosberry@live.it.
Farà conoscere così il proprio paese a tutti gli altri. L'italia ne è ricca.
Comincio con uno che mi è stato segnalato: APIRO (MC)

APIRO - ORIGIN
ISono diverse le ipotesi fatte: dal greco “a piros” che significa senza fuoco, luogo di pace e senza guerra; dal latino “ad pirum” verso il pero, da un albero di pero che si trovava sulla collina su cui poi sorse il paese e che era punto di riferimento per il viandante. Lo stemma presenta un albero di pero sormontato dalla scritta “Urbanitas”, parola un tempo ricca di significati istituzionali, oggi riferimento alla cortesia e alla cordialità dei suoi abitanti.


ALCUNI CENNI STORICI


In origine, questo piccolo centro marchigiano possedeva diversi appellativi: Pire, Piro, Lapiro. L'attuale Apiro risale a prima del secolo XII, derivante dal greco pjr, pjros (fuoco). Secondo una prima ipotesi, Apiro era sotto il dominio dei greci-siculi, i quali, stanchi della guerra e alla ricerca di pace e serenità, si ritirarono sugli attuali "Piani" e fondarono il piccolo paese. Una seconda ipotesi, formulata dallo studioso Giovanni Mestica, è che Apiro derivi da un albero di pero posto sulla cima di una collina. Quest'albero era visibile da ogni parte, data la sua posizione, e quindi rappresentava un noto punto d'incontro per i viandanti. La terza ed ultima ipotesi è che questo nome derivi dalla Pira, oggetto usato nell'antichità per cremare i corpi dei re e dei sacerdoti, tantoché, nella contrada di Montalvello, sono stati ritrovati reperti di un cimitero. Lo stemma di Apiro rappresenta un albero di pero posto su una collina. Durante le invasioni barbariche, Apiro fu sottomesso e distrutto dai Longobardi e dai Goti. A quel tempo Apiro faceva parte del ducato di Spoleto e successivamente passò sotto lo Stato Pontificio. In questo periodo comparve la Valle di San Clemente, un'entità politica che si estendeva lungo la Valle del Grande Musone e dell'Esinante. nel territorio di questa valle vi sono molti Castelli: Insulas Orgalis, Civitella, Castreccioni, Castel Sant'Angelo, Castello delle Favete, Castello di San Pietro, Moscosi. Il più importante per la sua posizione fu il Castello di Apiro che non fu estraneo alle lotte sia del Papato, sia dei comuni italiani con Federico Barbarossa e fu governato dai Vicari imperiali.
Alcune specialità gastronomiche marchigiane

E' tra Macerata e Ascoli Piceno il luogo di origine della "porchetta", tipica della cucina romana ma che è stata inventata qui, nelle Marche. L'uso del maiale è diffusissimo, soprattutto per la produzione di salumi di ogni tipo. In tema di arrosti e di spiedi, inoltre, questa regione ha una notevole specializzazione. E' diffusissimo l'uso del "pilotto", un pezzo di lardo avvolto in carta gialla da macellaio che viene utilizzato bruciando la carta che lo contiene e facendo colare il grasso fuso sulle carni in cottura sullo spiedo.

Tra gli spiedi è famoso anche l'arrosto "alla ghiotta" (o "leccarda"), che è un recipiente che viene posto sotto allo spiedo per raccogliere le gocce di unto che piovono durante la cottura; in questo recipiente vengono messi del vino rosso, dell'aceto, delle fette di limone, delle foglie di salvia e delle olive nere. Il grasso bollente che vi piove fa sprigionare da queste sostanze un aroma che resta impregnato nelle carni. Nelle Marche il pesce impera. S.Benedetto del Tronto è uno dei maggiori centri italiani della pesca. Tra i piatti di mare comanda il "brodetto", una zuppa che non ha nulla da invidiare alle migliori zuppe di pesce italiane. Ne esistono di due tipi: quello di Ancona e quello di Porto Recanati.
Nel primo sono preferiti i pesci di scoglio insieme a triglie e calamari; il secondo è essenzialmente basato sulle seppie, insieme al palombo, al merluzzo e al cefalo. La caratteristica è la presenza dello zafferano selvatico che dà colore e un penetrante aroma. Il brodetto è il capolavoro della cucina marchigiana.

I prodotti tipiciLe olive all'ascolana
Sono olive verdi della zona eccezionalmente polpose che vengono tagliate a spirale, farcite con un ricco ripieno a base di carni miste e salumi, quindi ricomposte, impanate e fritte.
Il pan pepato è un pane rustico piccante e dolciastro di farina, sapa e molto pepe, un tempo tradizionale del periodo della mietitura.
I formaggi
Il bazzott è un formaggio da tavola di latte di pecora, puro o mischiato a latte vaccino che si consuma a metà stagionatura. Il suo nome infatti significa "né fresco né maturo".
La caciotta, conosciuta anche con il nome di caciofiore è un formaggio di latte ovino con pasta dolce, burrosa e delicata. La più rinomata è quella di Urbino.
Di pecorino esistono vari tipi nelle Marche. Nella sola provincia di Pesaro, a Talamello, viene avvolto in foglie di noce e poi fatto invecchiare in grotte di tufo, a San Leo, invece, viene fatto maturare in speciali anfore di terracotta, a Casteldelci le forme di pecorino vengono sottoposte a un trattamento, ripetuto per tre giorni, che consiste in una immersione nel siero bollente seguita dalla salatura.
Lo slattato è un formaggio molle di latte vaccino intero somigliante allo squaquaron romagnolo e alla crescenza lombarda.
I salumi
La barbaja è la guancia suina salata e conservata, corrispondente al guanciale delle cucine abruzzese e laziale.
Li ciarimbuli sono grosse budella di maiale prima salate, poi trattate con pecorino e semi di finocchio. Vengono tenute a prendere fumo per una settimana, quindi si cucinano alla griglia. Il ciausculu, dal nome dialettale con il quale si identifica il budello gentile nel quale si insacca, è un salame confezionato con carne suina piuttosto magra tritata fine, poi aromatizzata all'aglio e ben pepata.
Nella versione chiamata ciausculu bastardu la carne di maiale viene arricchita da pancetta passata nella trafila così tante volte che resta morbida anche dopo la stagionatura e rende questo prodotto locale una crema che si può spalmare sul pane.
La coppa marchigiana è un salume di carne della testa del maiale mista a cotenne, cotta e poi aromatizzata con sale, pepe, cannella o noce moscata, mandorle, pinoli e scorza d'arancia, e infine fatta raffreddare sotto pressa.
Il cotechino di San Leo è preparato con guanciale di maiale, cotenna, pancetta e spalla macinati insieme e conditi con sale, pepe nero, pepe garofanato, noce moscata e cannella. Viene lessato come altri tipi di cotechino e poi accompagnato da lenticchie o fagioli.
La goletta è la gola del maiale, comprendente lardo e magro, opportunamente salata e stagionata.
Il mazzafegato di Fabriano è carne di maiale tritata con fegato e polmone, poi salata e pepata. Dopo la preparazione tutto l'impasto tritato viene insaccato in un budello e poi appeso a prendere fumo.
La porchetta alla marchigiana viene preparata sia nella misura piccola sia in quella grossa. Per imbottirla si adoperano finocchio selvatico, molto aglio a spicchi interi, rosmarino, sale e pepe, il tutto imbevuto di vino bianco secco.
Il prosciutto di Montefeltro ha la forma di una pera, è del tipo salato e viene appeso a prendere fumo. La parte scoperta della cotenna è rivestita di pepe macinato.
Il salame di Montefeltro è prodotto con la carne della coscia e della lombata, impepata abbondantemente con pepe in grani e pepe macinato.
La soppressata di Fabriano si prepara con carne magra macinata e rimacinata unita a dadi di pancetta, salata, impepata, insaccata nelle budella dello stesso maiale, quindi affumicata e poi stagionata.
A Fabriano si trova pure un ottimo salame di carne della coscia non tritata ma tagliata col coltello.


ALCUNE IMMAGINI
Dolci tipici
Olive
Formaggi
Funghi
Tartufo

Uva